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Semi di Piante e Cellule Cancerose

Nel 1889, il medico chirurgo inglese Stephen Paget (1855 – 1926) comparò una cellula cancerosa a un seme.

Un seme può germogliare e svilupparsi in una pianta solo quando le condizioni ambientali sono favorevoli alla sua crescita.

Un seme non può attivarsi in assenza di adatte condizioni ambientali:

  1. temperatura, sopra una soglia minima e sotto una soglia massima;
  2. umidità (moisture), 50% – 75% della capacità di campo;
  3. aria, un seme è un organismo vivente, contiene l’embrione che respira e quindi che ha bisogno di ossigeno e che ha bisogno che la CO2 prodotta venga allontanata per non soffocare per mancanza di ossigeno;
  4. luce, alcuni semi richiedono condizioni di luce (Begonia, Primula), altri richiedono condizioni di buio (Phacelia, Allium, …);
  5. terreno, tessitura, struttura, pH (acido, neutro, alcalino), presenza o assenza di alcuni minerali (es.: presenza di carbonato di calcio CaCO3 sotto una determinata soglia), presenza o assenza di sostanza organica, letto di semina preparato in modo da favorire il contatto terreno – seme;
  6. organismi viventi, assenza di predatori e parassiti del seme e presenza di micorrize e difensori del seme.

Se il suolo e le altre condizioni ambientali non sono favorevoli, il seme non germoglierà, resterà dormiente e, nel tempo, o verrà mangiato da un predatore o verrà indebolito e ucciso da un parassita per poi essere decomposto da organismi saprofiti.

Una cellula cancerosa è come un seme e, quindi, anche essa ha bisogno di trovare le condizioni ambientali adatte per proliferare.

Bisogna considerare contemporaneamente sia il seme sia le condizioni ambientali, non uno solo dei due elementi.

Una nuova ipotesi

Nel 2009 L’Istituto Nazionale per il Cancro americano (National Cancer Institute) finanziò la creazione di 12 centri di Physical Sciences – Oncology con una dotazione di 15 milioni di US$ ciascuno per far emergere nuove idee per vincere la guerra al cancro, per trovare le cause prime e l’origine del cancro (What is cancer? and Why does it exists? Why can virtually every cell in the human body become a cancerous?) e come trattarlo.

Furono scelti alcuni fisici perché

  • in fisica una teoria è buona solo se riesce a spiegare i fatti osservati (non è una verità assoluta; una teoria è vera fino a che non è falsificata) mentre
  • in medicina una teoria è buona solo se si accorda con la teoria dominante, nel caso del cancro, a quei tempi, con la SMT (Somatic Mutation Theory); questa teoria prende in esame solo il seme (le mutazioni genetiche della cellula tumorale) e non anche l’ambiente. Infatti, tale teoria definisce così la cellula cancerosa: “A cancerous cell is a cell with randomly accumulated genetic mutation”. Nulla dice dell’ambiente che interagendo con le singole cellule di un organismo multicellulare le conduce a trasformarsi in cellule cancerogene.

Uno dei 12 centri di Physical Sciences – Oncology, quello con base presso l’Arizona State University, fu assegnato a un fisico teorico, Paul Davies, cosmologo e astrobiologo.

Davies, in collaborazione con Charles Lineweaver, un cosmologo e astrobiologo dell’Australian National University, svilupparono la teoria che i tumori sono una forma di atavismo che appare in singole cellule degli organismi multicellulari quando un evento cronico sub-letale elimina il silenziamento dei geni ancestrali.

La prima cosa che Davies notò era che il cancro poteva essere trovato in ogni organismo multicellulare.

È stato trovato anche nelle Hydra[i], polipetti di acqua dolce, alla base dell’evoluzione degli eumetazoi.

Quindi il cancro doveva essere strettamente collegato con i processi che avevano portato alla formazione dei primi organismi multicellulari.

Se le cellule cancerose sopravvivono sia alla chemioterapia (somministrazione di veleni), sia alla radioterapia (somministrazioni di radiazioni letali), sia ai più raffinati interventi chirurgici, per Davies voleva dire che erano cellule altamente selezionate.

Agli occhi di Davies il cancro appariva essere una strategia di sopravvivenza cellulare. Non poteva essere una risposta cellulare casuale, come asseriva la SMT, ma doveva essere una risposta evolutiva, guidata da condizioni ambientali specifiche, che faceva riaffiorare programmi genetici già presenti nelle singole cellule di ogni organismo multicellulare.

[i] Phylum Cnidaria, medusa-like or polyp-like zooids. Cnidarians are classified into four main groups: the almost wholly sessile Anthozoa (sea anemones, corals, sea pens); swimming Scyphozoa (jellyfish); Cubozoa (box jellies); and Hydrozoa (a diverse group that includes all the freshwater cnidarians as well as many marine forms, and has both sessile members, such as Hydra, and colonial swimmers, such as the Portuguese Man o’ War). Staurozoa have recently been recognised as a class in their own right rather than a sub-group of Scyphozoa, and the highly derived parasitic Myxozoa and Polypodiozoa were firmly recognized as cnidarians in 2007.

 

I segni distintivi delle cellule cancerose

Le cellule di un cancro sono dotate di quattro superpoteri o segni distintivi (Hanahan, D., and Weinberg R.A. (2011). Hallmarks of cancer: the next generation. Cell 144, 646-674):

  1. si replicano continuamente (amplificano i segnali dei geni che favoriscono la replicazione, silenziano i segnali dei geni che sopprimono la replicazione, resistono al comando di morte cellulare, inducono angiogenesi),
  2. sono immortali (rendono possibile la replicazione illimitata),
  3. si muovono in giro per il corpo (attivano l’invasione e la metastasi, evadono la distruzione da parte del sistema immunitario),
  4. usano l’effetto Warburg (Glycolysis invece che Oxidative Phosphorylation).

Poiché il cancro è vecchio quanto è vecchia la vita multicellulare, per Davies bisognava cominciare da lì per capire che cosa fosse il cancro.

Evoluzione della Vita

Ricordiamo sinteticamente i passi più importanti della vita:

  1. Sistemi replicativi dotati di sottosistemi energetici
  2. Prokaryotes
  3. Photosynthetic Organisms
  4. Eukaryotes (Mitichondria)
  5. Multicellular Organisms (division of labour, specialization, intercellular communication)

Differenze tra organismi unicellulari e le singole cellule degli organismi multicellulari

CRESCITA

Gli organismi unicellulari crescono e si replicano a tutti i costi. E non si fermano finché non hanno esaurito le risorse per crescere e riprodursi.

Gli organismi multicellulari impongono uno stretto controllo sulla crescita usando geni che la promuovono (oncogenes) e geni che la bloccano (tumor suppressor genes). Negli organismi multicellulari le singole cellule possono crescere e riprodursi solo nei posti e nei tempi “giusti”.

IMMORTALITÀ

Gli organismi unicellulari possono replicarsi indefinitamente. Non c’è un limite al numero di volte che un lievito può dividersi, la sua linea è immortale.

Le linee delle singole cellule di un organismo multicellulare non possono replicarsi per sempre. Ogni volta che una singola cellula si replica i suoi telomeri si accorciano e quando questi raggiungono una lunghezza critica la singola cellula smette di replicarsi ed è condannata a morte per apoptosi, sacrificandosi per il bene comune.

MOVIMENTO

Gli organismi unicellulari sono liberi di muoversi, non sono obbligati a stare in un posto specifico. Essi sono sempre alla ricerca di un ambiente ricco di risorse per la loro sopravvivenza.

Le singole cellule di un organismo multicellulare sono ancorate (adhesion molecules) alla loro posizione, salvo che non si tratti di quelle cellule con compiti particolari: RBC e WBC.

GLICOLISI

Il primo processo per la generazione di energia fu la glicolisi che non richiede ossigeno (C6H12O6  + 2 NAD+ + 2 ADP + 2 Pi → 2 NADH + 2 CH3COCOO[piruvato] + 2 ATP + 2 H2O + 2 H+ ). Poi seguirono la fotosintesi e, infine, la respirazione cellulare basata sulla fosforilasi ossidativa in presenza di ossigeno (C6H12O6 + 6O2 = 36 ATP + 6CO2 + 6H2O).

La gran parte degli organismi unicellulari usano ancora oggi la glicolisi per la produzione di ATP.

La gran parte delle cellule singole negli organismi multicellulari (in Homo sapiens tutte le cellule tranne i globuli rossi cui mancano i mitocondri, e le cellule della lente dell’occhio) usa la respirazione cellulare per la produzione di ATP.

Una nuova Teoria
Atavismo, detto anche Evoluzione Retrograda

Davies comprese che le cellule cancerose erano cellule che facevano ritorno a un fenotipo ancestrale (ATAVISMO = Evoluzione Retrograda in contrapposizione all’Evoluzione Convergente) per sopravvivere a condizioni ambientali inadatte (radiazioni ionizzanti, sostanze chimiche carcinogeniche, alcuni batteri e alcuni virus).

Le cellule cancerose erano cellule formatesi da singole cellule di un organismo multicellulare che per sopravvivere non eseguivano più il programma genetico di un organismo multicellulare ma si mettevano a eseguire un programma genetico più ancestrale, quello di un organismo unicellulare.

In pratica, nelle cellule soggette a un’offesa sub letale cronica (cause radicali / pressione ambientale: radiazioni ionizzanti, sostanze chimiche, alcuni virus e alcuni batteri), il genoma di una singola cellula di un organismo multicellulare si evolveva in senso retrogrado (mutava) verso il modello ancestrale unicellulare (da metazoo a protozoo) fino a diventare progressivamente una cellula cancerosa.

 

 Cancerous CellsCells of a multicellular Organism
Roles

Backward Evolution (Atavism)

Dedifferentiated, Genomic Instability

No Evolution

Specialized, Genomic Stability

 

Come un seme caduto su un terreno inadatto si fa dormiente per sopravvivere, così, per sopravvivere in un ambiente inadatto, una singola cellula di un organismo multicellulare (metazoo) si evolve all’indietro e assume il comportamento di un organismo eucariote unicellulare (protozoo).

Il riconoscimento che il cancro si evolve continuamente nel tempo e nello spazio (del corpo) via evoluzione a catena ramificata spiega il mancato progresso in oncologia:

  • è inverosimile che un singolo farmaco sia efficace (sono presenti cellule cancerose con genomi diversi) e
  • i cancri, poiché si evolvono, possono diventare resistenti ai trattamenti (come i batteri agli antibiotici).

Nel 50% dei casi di cancro, il gene più mutato è il gene p53, scoperto nel 1979.

Tale gene è a volte chiamato “il guardiano del genoma” perché è attivato da qualsiasi forma di danno del DNA e, se il danno è minimo, procede a far riparare il DNA, se il danno è troppo severo, preme il pulsante del suicidio cellulare e scatta l’apoptosi.

Dalla sua scoperta al 2019, quindi in quarant’anni, si stima che sono stati pubblicati più di 65.000 articoli su p53, spesi più di 6.5 miliardi di dollari per scriverli, si sono ammalate più di 75.000.000 di persone di cancri collegati a questo gene, e i trattamenti approvati dalla FDA sono stati ZERO.

Perché? Perché finora solo di questo gene sono state identificate più di 18.000 mutazioni!

Il cancro è la risposta evolutiva di una singola cellula di un organismo multicellulare ad un ambiente difficile

Invece di rendere difficile l’ambiente alle singole cellule sane del nostro organismo, dovremmo renderlo difficile alle cellule cancerose tramite l’adozione di opportuni stili di vita e, soprattutto, di una dieta basata su cibi reali, eliminando tutti i cibi processati.

Questo scritto è ampliamente basato sul libro di Fung Jason, THE CANCER CODE, (2020) ISBN: 978-0-06-289400-7.

Le cinque variabili ambientali

Le malattie croniche, fra cui il cancro, si manifestano per aver condotto per lungo tempo uno stile di vita carente sotto una o più delle seguenti cinque variabili ambientali:

  1. Cibo(quando e cosa mangiare);
  2. Attività Fisica, Danza, Massaggi;
  3. Sonno, Respirazione, Meditazione;
  4. Connessione con la Natura, Sole, Vita all’Aria Aperta, Bagni nei torrenti gelidi (Wim Hof Style), Grounding;
  5. Connessione con gli Altri, provare, dare e ricevere sentimenti di Amore, Amicizia, Gratitudine, Stima e Rispetto, mettere in atto comportamenti di Collaborazione, di sana Competizione e di “Caring”.

I nostri Cinque Sistemi di Difesa

Il nostro corpo è dotato fin dalla nascita di cinque sistemi di difesa:

  1. angiogenesi,
  2. cellule staminali,
  3. microbioma,
  4. autoprotezione del DNA, e
  5. sistema immunitario.

William W. Li, Eat to Beat Disease: The New Science of How Your Body Can Heal Itself. 2019. ISBN 9781538714621

Tali sistemi di difesa cono strettamente connessi alle cinque variabili ambientali sopra riportate.

Dalle malattie croniche forse si può guarire solo dopo molti anni ma, adottando uno stile di vita che “assecondi la vita”, agendo sulle cinque variabili ambientali, tali malattie croniche si possono “rendere latenti”, in modo da permetterci di continuare la vita fino al traguardo finale senza dolori e infermità.

Fermiamoci a considerare il cibo.

La mia Dieta

Da un punto di vista dietetico, e sempre con maggior attenzione via via che invecchio, tendo a:
a) ELIMINARE:
1. tutti i cibi processati, tranne quelli ottenuti esclusivamente da processi fisici a temperatura e pressione ambiente che non stimolano la secrezione di insulina e a cui non sia stato aggiunto nulla come, ad esempio, l’olio d’oliva extravergine;
2. tutti gli oli di semi, tutti quanti (soia, arachidi, ravizzone, colza, canola, girasole, cartamo, zucca, vinacciolo, mais, germe di grano, crusca di riso, cotone, papavero, sesamo, mandorle, noci), ivi compresi gli oli di semi di chia, canapa e lino, ancorché questi ultimi siano ad alto contenuto di acidi grassi polinsaturi omega-3 e a basso contenuto di acidi grassi polinsaturi omega-6; e tutti gli alimenti che li contengono;
3. tutti gli zuccheri, i loro sostituti naturali (esempi: miele, preparazioni a base di stevia, incluse le foglie fresche o essiccate, sciroppo d’acero, nettare di agave, sciroppo di yucca, monk fruit o luo han guo, zucchero di noce di cocco, pasta di datteri), gli alcoli di zucchero (esempi: sorbitolo, xilitolo, lattitolo, mannitolo, eritritolo e maltitolo) e, infine, a maggior ragione,  i loro sostituti artificiali (esempi: HFCS, saccarina, aspartame, acesulfame K, sucralosio, neotame, advantame); e tutti gli alimenti che li contengono;
4. tutti i latti, tutti i lattoderivati interi e parzialmente scremati (low-fat), con l’eccezione di tanto in tanto di:
a.  panna fresca (58% acqua + 35% grasso),  
b. mascarpone tradizionale (44% acqua + 47% grasso) e 
c. burro di panna (14% acqua + 83% grasso);
5. tutti gli integratori alimentari e le sostanze nutraceutiche perché, anche se contengono virtualmente zero calorie, sono sempre da considerare cibi processati, e, infine,
6. tutti i farmaci, solo dopo aver avuto l’approvazione del medico che li ha prescritti, perché, nella maggior parte dei casi, sono tesi al sollievo dal sintomo e non alla rimozione della causa della malattia, e presentano, quasi sempre, una moltitudine di effetti collaterali indesiderati. I medici e le case farmaceutiche dovrebbero essere tenuti al rispetto del primo comandamento medico: “primum non nocere”. Ma la valutazione rischi – benefici successiva permette di aggirare facilmente questo principio.

b) RIDURRE il consumo di:
1. tutti i frutti (cariossidi) e i semi delle Poaceae (frumento, farro, spelta, segale, orzo, riso, mais, avena) e i loro derivati (fiocchi e farine), anche se siano stati fatti prima germogliare, essiccare e poi macinare in farine, o fatti fermentare, essiccare e poi macinare, o fatti germogliare, fermentare, essiccare e poi macinare, e tutti gli alimenti che li contengono.
2. tutti i frutti (legumi) e i semi delle Fabaceae (fagioli, piselli, ceci, fave, lenticchie), a meno che non siano stati fatti fermentare (tempeh, miso, natto) e tutti gli alimenti che li contengono.

c) AGGIUNGERE la pratica del digiuno nelle sue varie forme: intermittente (12 ore – 48 ore), medio (49 ore – 120 ore), lungo (oltre le 120 ore).

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