Salvia officinalis
Plant Order: Lamiales
Plant Family: Lamiaceae
Forma Biologica
Le piante di Salvia officinalis sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un’altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Le porzioni erbacee seccano annualmente. Rimangono in vita soltanto le parti legnose.
Le piante di Salvia officinalis sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un’altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Le porzioni erbacee seccano annualmente. Rimangono in vita soltanto le parti legnose.
Genere: Salvia
Numerosità. – La famiglia delle Lamiaceae conta circa 7.800 specie (fonte: http://www.plantlist.org/browse/A/Lamiaceae/).
Il genere Salvia è il genere più numeroso all’interno delle Lamiaceae. Al genere Salvia, infatti, appartengono circa 1.000 specie.
Distribuzione. – In Europa e tutto intorno al bacino mediterraneo ci sono circa 250 specie. Il resto delle specie si trova in nord america (almeno 20 specie), in cetroamerica (almeno 300 specie), in sudamerica (almeno 220 specie), in Asia (almeno 90 specie) e in Sud Africa (almeno 30 specie).
Identificazione. – I tratti distintivi di questo genere per una rapida identificazione sono: fusti a sezione quadrata, foglie opposte, fiori a simmetria bilaterale, fiori esclusivamente ermafroditi (cioè che presentano sia l’androceo sia il gineceo), tubo della corolla bilabiato, con labbro superiore ben differenziato dal labbro inferiore, disposizione dei due stami.
Numerosità. – La famiglia delle Lamiaceae conta circa 7.800 specie (fonte: http://www.plantlist.org/browse/A/Lamiaceae/).
Il genere Salvia è il genere più numeroso all’interno delle Lamiaceae. Al genere Salvia, infatti, appartengono circa 1.000 specie.
Distribuzione. – In Europa e tutto intorno al bacino mediterraneo ci sono circa 250 specie. Il resto delle specie si trova in nord america (almeno 20 specie), in cetroamerica (almeno 300 specie), in sudamerica (almeno 220 specie), in Asia (almeno 90 specie) e in Sud Africa (almeno 30 specie).
Identificazione. – I tratti distintivi di questo genere per una rapida identificazione sono: fusti a sezione quadrata, foglie opposte, fiori a simmetria bilaterale, fiori esclusivamente ermafroditi (cioè che presentano sia l’androceo sia il gineceo), tubo della corolla bilabiato, con labbro superiore ben differenziato dal labbro inferiore, disposizione dei due stami.
RADICE
Le radici, dure e robuste, sono radici fascicolate, ovvero caratterizzate dallo sviluppo uniforme di numerose radici non ramificate, partenti dallo stesso punto. Non si distingue, perciò, un asse principale in cui si inseriscono le radici secondarie.
FUSTO
Il fusto è legnoso alla base mentre la parte aerea è erbacea e molto ramificata. La superficie è ricoperta da peli patenti, ossia che sporgono quasi ad angolo retto. I fusti sono a sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici del medesimo.
FOGLIA
Le foglie sono semplici (invece di composte), opposte, ossia due foglie si formano sul fusto allo stesso nodo (punto di inserzione) a 180 gradi l’una rispetto all’altra, e decussate (incrociate, ossia le due foglie al nodo adiacente a quello considerato si inseriscono sul fusto ruotate di 90 gradi. Le foglie sono petiolate (invece di sessili).
Lamina: la lamina è lanceolata. Essa è rugosa e la consistenza è vellutata al tatto. La lamina ha un colore verde-grigiastro e un aroma di caratteristica freschezza. Essa è ricoperta di peli bianchi sulla superficie inferiore e di peli verdi o grigioverdi sulla superficie superiore. La lamina, alle volte presenta lobi basali.
Nervature: le nervature della foglia sono penninervie, ovvero con la nervatura centrale di dimensione maggiore delle nervature secondarie laterali, e reticolate, ovvero con le nervature terziarie e successive che formano una rete sulle porzioni di lamina fogliare.
Margine: il margine della lamina fogliare è crenato.
Lamina: la lamina è lanceolata. Essa è rugosa e la consistenza è vellutata al tatto. La lamina ha un colore verde-grigiastro e un aroma di caratteristica freschezza. Essa è ricoperta di peli bianchi sulla superficie inferiore e di peli verdi o grigioverdi sulla superficie superiore. La lamina, alle volte presenta lobi basali.
Nervature: le nervature della foglia sono penninervie, ovvero con la nervatura centrale di dimensione maggiore delle nervature secondarie laterali, e reticolate, ovvero con le nervature terziarie e successive che formano una rete sulle porzioni di lamina fogliare.
Margine: il margine della lamina fogliare è crenato.
FIORE, FRUTTO, SEME
Fiore
I fiori sono ermafroditi, tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice, corolla, androceo, gineceo) pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi), e pedicellati (fiori muniti di peduncolo che regge ogni singolo fiore di una infiorescenza). Lunghezza dei fiori: 17 – 30 mm.
Formula florale
X, K(5), [C(2 + 3), A 2 + 2], G(2), Supero, Achenio.
Simmetria
La simmetria è bilaterale e i fiori sono detti fiori zigomorfi (invece di attinomorfi).
Calice K
Il calice è un tubo ferrugineo, gamosepalo (i 5 sepali sono concresciuti ovvero erano originariamente separati e, poi, si sono saldati tra loro durante l’accrescimento), e zigomorfo. Le fauci terminano in modo più o meno bilabiato: il labbro superiore ha tre punte subulate, ossia lesiniformi, quello inferiore ha due denti triangolari. Il calice è percorso da alcune nervature longitudinali. Lunghezza del tubo: 5 – 7 mm. Lunghezza dei denti: 4 – 6 mm.
Corolla C
La corolla è un tubo terminante in modo bilabiato. Essa è gamopetala, zigomorfa, e formata da 5 petali detti lobi, con struttura 2 lobi superiori + 3 lobi inferiori. Il labbro superiore, formato da 2 lobi, è simile ad un cappuccio allungato e ricurvo, convesso verso l’alto. Il labbro inferiore, formato da 3 lobi, presenta il lobo centrale più grande di tutti e concavo. La gola interna del tubo è provvista di una anello di peli per evitare l’intrusione di insetti troppo piccoli e non graditi. Il colore è violaceo, raramente roseo o biancastro. Lunghezza del tubo: 10 – 15 mm. Lunghezza del labbro superiore: 7 – 10 mm.
Androceo A
Nell’androceo gli stami sono ridotti a due (il paio posteriore è vestigiale o assente). Essi sono tutti fertili e con filamenti paralleli (invece di convergenti); sono inoltre inclusi (al massimo sporgono le antere) e sono avvicinati alla parte superiore della corolla. Il tessuto connettivo tra le teche è molto sviluppato e le antere sono del tipo a bilanciere con un meccanismo adatto all’impollinazione incrociata (“meccanismo a leva”). I granuli pollinici sono di tipo tricolpato (3 fessure di apertura per la fuoriuscita del tubo pollinico) o esacolpato (6 fessure).
Gineceo G
Nel gineceo, l’ovario è supero, ossia posizionato al di sopra del punto d’inserzione degli altri verticilli fiorali, (o semi-infero) formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all’interno dei due carpelli. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell’ovulo, ridotta a poche cellule). Lo stilo inserito alla base dell’ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme e più lungo degli stami (in genere sporge dalla corolla). Lo stigma è bifido. Il nettario è un disco a 4 lobi e si trova alla base intorno all’ovario; esso è più sviluppato anteriormente e ricco di nettare.
Infiorescenza
L’infiorescenza è monopodiale (generata dalle cellule meristematiche apicali, in opposizione a simpodiale, dove l’infiorescenza è generata dalle cellule meristematiche laterali) , è formata da un asse florale su cui sono disposti dei verticilli (elementi uguali, es. fiori, che spuntano dallo stelo alla stessa altezza) di 5 – 10 fiori pedicellati, in cui i primi due verticilli sono bratteati, ossia avvolti da una coppia di brattee. [Una brattea è una foglia più o meno modificata nella grandezza, forma, consistenza, colore, alla cui ascella si sviluppa di solito un fiore o un’infiorescenza; ha funzioni diverse: protettiva dei bocci fiorali, vessillare, nettarifera, disseminatrice. È anche detta ipsofillo (fonte Vocabolario online Treccani)].
Frutto
Il frutto è un tetrachenio, frutto secco bicarpellare, nel quale ogni carpello dà origine a due logge per sviluppo d’un falso setto; alla maturità i 4 acheni (frutti secchi con uno o due semi contenuti in un pericarpo legnoso o coriaceo, senza chiara distinzione tra esocarpo, mesocarpo ed endocarpo; l’ovario diventa molto duro una volta raggiunta la maturazione e il seme in esso contenuto è libero, ovvero non aderisce alla parete dell’ovario) o nocule che ne derivano si staccano e si disperdono. La forma è più o meno ovoidale.
Seme
Il seme, contenuto nella nocula, è di colore marrone scuro. Esso è sprovvisto di endosperma. I semi sono piccolissimi: in un grammo ce ne stanno oltre 200.
Fonte principale: Sandro Pignatti. Flora d’Italia
I fiori sono ermafroditi, tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice, corolla, androceo, gineceo) pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi), e pedicellati (fiori muniti di peduncolo che regge ogni singolo fiore di una infiorescenza). Lunghezza dei fiori: 17 – 30 mm.
Formula florale
X, K(5), [C(2 + 3), A 2 + 2], G(2), Supero, Achenio.
Simmetria
La simmetria è bilaterale e i fiori sono detti fiori zigomorfi (invece di attinomorfi).
Calice K
Il calice è un tubo ferrugineo, gamosepalo (i 5 sepali sono concresciuti ovvero erano originariamente separati e, poi, si sono saldati tra loro durante l’accrescimento), e zigomorfo. Le fauci terminano in modo più o meno bilabiato: il labbro superiore ha tre punte subulate, ossia lesiniformi, quello inferiore ha due denti triangolari. Il calice è percorso da alcune nervature longitudinali. Lunghezza del tubo: 5 – 7 mm. Lunghezza dei denti: 4 – 6 mm.
Corolla C
La corolla è un tubo terminante in modo bilabiato. Essa è gamopetala, zigomorfa, e formata da 5 petali detti lobi, con struttura 2 lobi superiori + 3 lobi inferiori. Il labbro superiore, formato da 2 lobi, è simile ad un cappuccio allungato e ricurvo, convesso verso l’alto. Il labbro inferiore, formato da 3 lobi, presenta il lobo centrale più grande di tutti e concavo. La gola interna del tubo è provvista di una anello di peli per evitare l’intrusione di insetti troppo piccoli e non graditi. Il colore è violaceo, raramente roseo o biancastro. Lunghezza del tubo: 10 – 15 mm. Lunghezza del labbro superiore: 7 – 10 mm.
Androceo A
Nell’androceo gli stami sono ridotti a due (il paio posteriore è vestigiale o assente). Essi sono tutti fertili e con filamenti paralleli (invece di convergenti); sono inoltre inclusi (al massimo sporgono le antere) e sono avvicinati alla parte superiore della corolla. Il tessuto connettivo tra le teche è molto sviluppato e le antere sono del tipo a bilanciere con un meccanismo adatto all’impollinazione incrociata (“meccanismo a leva”). I granuli pollinici sono di tipo tricolpato (3 fessure di apertura per la fuoriuscita del tubo pollinico) o esacolpato (6 fessure).
Gineceo G
Nel gineceo, l’ovario è supero, ossia posizionato al di sopra del punto d’inserzione degli altri verticilli fiorali, (o semi-infero) formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all’interno dei due carpelli. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell’ovulo, ridotta a poche cellule). Lo stilo inserito alla base dell’ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme e più lungo degli stami (in genere sporge dalla corolla). Lo stigma è bifido. Il nettario è un disco a 4 lobi e si trova alla base intorno all’ovario; esso è più sviluppato anteriormente e ricco di nettare.
Infiorescenza
L’infiorescenza è monopodiale (generata dalle cellule meristematiche apicali, in opposizione a simpodiale, dove l’infiorescenza è generata dalle cellule meristematiche laterali) , è formata da un asse florale su cui sono disposti dei verticilli (elementi uguali, es. fiori, che spuntano dallo stelo alla stessa altezza) di 5 – 10 fiori pedicellati, in cui i primi due verticilli sono bratteati, ossia avvolti da una coppia di brattee. [Una brattea è una foglia più o meno modificata nella grandezza, forma, consistenza, colore, alla cui ascella si sviluppa di solito un fiore o un’infiorescenza; ha funzioni diverse: protettiva dei bocci fiorali, vessillare, nettarifera, disseminatrice. È anche detta ipsofillo (fonte Vocabolario online Treccani)].
Frutto
Il frutto è un tetrachenio, frutto secco bicarpellare, nel quale ogni carpello dà origine a due logge per sviluppo d’un falso setto; alla maturità i 4 acheni (frutti secchi con uno o due semi contenuti in un pericarpo legnoso o coriaceo, senza chiara distinzione tra esocarpo, mesocarpo ed endocarpo; l’ovario diventa molto duro una volta raggiunta la maturazione e il seme in esso contenuto è libero, ovvero non aderisce alla parete dell’ovario) o nocule che ne derivano si staccano e si disperdono. La forma è più o meno ovoidale.
Seme
Il seme, contenuto nella nocula, è di colore marrone scuro. Esso è sprovvisto di endosperma. I semi sono piccolissimi: in un grammo ce ne stanno oltre 200.
Fonte principale: Sandro Pignatti. Flora d’Italia
Luogo di ritrovamento
- Provincia di: Venezia
- Autore: Zanin Ciro
Form da utilizzare solo per suggerire correzioni (possibilmente con riferimenti bibliografici), integrazioni, e per dare una valutazione (rating) del lavoro presentato. Grazie.
Proprietà Ecologiche
Habitat
Resistenza al Freddo – Zona: da 4 a 8
Sole: pieno sole
Acqua: da poca a media
Suoli: calcarei, da neutri a leggermente alcalini
Habitus
Altezza della pianta a maturità: da 60 a 75 cm
Diametro della chioma: da 60 a 75 cm
Tempo di Fioritura: Giugno
Colore della Fioritura: blu
Resistenza al Freddo – Zona: da 4 a 8
Sole: pieno sole
Acqua: da poca a media
Suoli: calcarei, da neutri a leggermente alcalini
Habitus
Altezza della pianta a maturità: da 60 a 75 cm
Diametro della chioma: da 60 a 75 cm
Tempo di Fioritura: Giugno
Colore della Fioritura: blu
Proprietà Alimentari
La salvia trova impiego in cucina fin dai tempi antichi, come pianta aromatica per dare aromi e sapori ai cibi.
Primi piatti: zuppe alla salvia di ceci, fagioli, zucchine, miglio, orzo; ravioli e gnocchi burro e salvia o al pesto di salvia.
Secondi piatti: la salvia viene impiegata per insaporire le carni arrostite e brasate, nonché le uova, insieme ad altre erbe aromatiche, olio d’oliva, sale, pepe e altre spezie.
Con la pasta di formaggio per produrre i formaggi alle erbe.
La salvia si può mangiare da sola come con le foglie di salvia fritte in pastella o in tempura.
Infine, con la salvia si possono preparare l’infuso di salvia, l’oleolito di salvia e l’aceto di salvia.
La salvia fa parte della composizione del famoso aceto dei quattro ladroni. Ricordate la storia?
Nel 1630, la città di Tolosa era contaminata da una tremenda pestilenza. Quattro ladri impunemente saccheggiavano e rubavano tutto ciò che potevano agli abitanti delle case, ormai molto malati e tanti moribondi. Essi non furono contagiati e questo suscitò meraviglia. Quando finalmente furono arrestati e condannati a morte, ebbero salva la vita in cambio della ricetta del liquido che si spalmavano sul corpo prima di entrare nelle case. Era aceto in cui maceravano foglie di salvia, timo, rosmarino e lavanda.
Primi piatti: zuppe alla salvia di ceci, fagioli, zucchine, miglio, orzo; ravioli e gnocchi burro e salvia o al pesto di salvia.
Secondi piatti: la salvia viene impiegata per insaporire le carni arrostite e brasate, nonché le uova, insieme ad altre erbe aromatiche, olio d’oliva, sale, pepe e altre spezie.
Con la pasta di formaggio per produrre i formaggi alle erbe.
La salvia si può mangiare da sola come con le foglie di salvia fritte in pastella o in tempura.
Infine, con la salvia si possono preparare l’infuso di salvia, l’oleolito di salvia e l’aceto di salvia.
La salvia fa parte della composizione del famoso aceto dei quattro ladroni. Ricordate la storia?
Nel 1630, la città di Tolosa era contaminata da una tremenda pestilenza. Quattro ladri impunemente saccheggiavano e rubavano tutto ciò che potevano agli abitanti delle case, ormai molto malati e tanti moribondi. Essi non furono contagiati e questo suscitò meraviglia. Quando finalmente furono arrestati e condannati a morte, ebbero salva la vita in cambio della ricetta del liquido che si spalmavano sul corpo prima di entrare nelle case. Era aceto in cui maceravano foglie di salvia, timo, rosmarino e lavanda.
Proprietà Terapeutiche
Storicamente, la salvia è conosciuta come la “Pianta della Salvezza”, che deriva dall’antica parola latina “salvare”, che significa salvare o curare. È stata usata per ridurre la sudorazione, come gargarismo per il mal di gola, per migliorare la regolarità del ciclo mestruale e per ridurre le vampate di calore in menopausa, per combattere la gastroenterite e altre infezioni, per migliorare lo stato lipidico e la funzione del fegato in generale, per migliorare l’appetito e la digestione, e per migliorare la capacità mentale.
Insieme ad alcuni degli usi tradizionali della salvia sopra menzionati, molti studi recenti riferiscono di
effetti antinfiammatori e antinocicettivi legati al sollievo dal dolore,
effetti antiossidanti e antidemenza legati al morbo di Alzheimer,
effetti antimicrobici legati a varie infezioni tra cui infestazioni di vermi e gastroenterite,
effetti antitumorali e antimutageni legati a vari tipi di cancro come il cancro al colon o al seno, e, molto importanti,
effetti ipoglicemici e ipolipidemizzanti legati a malattie metaboliche come il fegato grasso non alcolico o il diabete.
Martina Jakovljevic, Stela Jokic, Maja Molnar, Midhat Jašic, Jurislav Babic, Huska Jukic and Ines BanjariBioactive. “Profile of Various Salvia officinalis L. Preparations.” Plants 2019, 8, 55; doi:10.3390/plants8030055
Insieme ad alcuni degli usi tradizionali della salvia sopra menzionati, molti studi recenti riferiscono di
effetti antinfiammatori e antinocicettivi legati al sollievo dal dolore,
effetti antiossidanti e antidemenza legati al morbo di Alzheimer,
effetti antimicrobici legati a varie infezioni tra cui infestazioni di vermi e gastroenterite,
effetti antitumorali e antimutageni legati a vari tipi di cancro come il cancro al colon o al seno, e, molto importanti,
effetti ipoglicemici e ipolipidemizzanti legati a malattie metaboliche come il fegato grasso non alcolico o il diabete.
Martina Jakovljevic, Stela Jokic, Maja Molnar, Midhat Jašic, Jurislav Babic, Huska Jukic and Ines BanjariBioactive. “Profile of Various Salvia officinalis L. Preparations.” Plants 2019, 8, 55; doi:10.3390/plants8030055